CITTÁ E GEOMETRIE RELAZIONALI

Davide Boniforti

Recensione del volume “COSTRUIRE E ABITARE. Etica per la città
Richard Sennett, Feltrinelli, 2018

Con “Costruire e abitare” Richard Sennett completa la sua trilogia dell’Homo Faber nella società, avviata nel 2008 con “L’uomo artigiano” e proseguita nel 2012 con la pubblicazione di “Insieme”. Con questo ultimo volume ci introduce nell’urbanesimo e nel tentativo condotto dall’umanità nell’edificare il delicato e affascinante rapporto tra vivere e abitare.
La città diventa così protagonista nel generare e sollecitare le diverse geometrie relazionali tra le persone che in essa abitano, attraversando la dimensione di “ville”, che indica la città nel suo complesso, e quella di citè, una dimensione più “calda” che approfondisce lo stile di vita in un quartiere, i sentimenti della gente, il loro attaccamento e senso di appartenenza. Una distinzione che anima l’intero volume cercando di dare valore al complicato rapporto tra stili architettonici, urbanistica e qualità della vita.
Leggendo Sennett si rimane nuovamente affascinati dal suo stile narrativo e dalla profondità e dal dettaglio storico dei diversi esempi internazionali: luoghi e persone più o meno noti alla cultura tradizionale, che rischiano di rimanere “di passaggio” nell’esplorazione urbana più frettolosa. Si resta così incuriositi e nello stesso tempo sorpresi da alcuni esempi e fenomeni che riflettono stili di pensiero e sfide innovative del nostro secolo o di quello precedente. Le sue parole invitano a soffermarci sui dettagli di questo scorrere urbano, da episodi di gentrificazione, a tentativi di inclusione sociale, all’edificazione di ghetti, sino all’esplorazione di risposte innovative, quali ad esempio il “Googleplex”: noto a livello mondiale per la sua innovazione in ambito di clima aziendale, ma nel contempo meno incoraggiante la possibilità di sollecitare incontri imprevisti, eliminando le resistenze fisiche e relazionali, che possono tuttavia costituire valide e importanti occasioni di apprendimento.
Attorno alla possibilità stimolata dalle strutture di facilitare riflessione, inclusione e apertura all’imprevedibilità, Sennett matura la propria definizione di “etica per la città”, che ci stimola a riflettere su diversi accorgimenti e comportamenti che possono dirigere la strutturazione urbana, ma anche le relazioni che la animano. Diventa così un invito ad una responsabilità, rivolto soprattutto a tutti coloro che costruiscono e abitano la città e che possono contribuire a scoprire, promuovere e gestire l’alchimia urbana, facilitando i processi di apertura. Con questo volume abbiamo così l’opportunità di passeggiare insieme a lui, soffermandoci con l’immaginazione e i ricordi attorno ad esempi internazionali di città, spazi e luoghi, per poi riflettere su questi crocevia: tentativi, più o meno riusciti per coniugare questo affascinante rapporto tra edifici, urbanistica e vita.
Possiamo così riflettere sulla struttura dei centri abitati, in tentativi più o meno riusciti nel creare soluzioni “aperte”, strutture e membrane “porose”, in grado di far interagire gruppi diversi.
Un viaggio accompagnato da esempi, immagini, dettagli per condurci, alle conclusioni di questo percorso, alla riscoperta della modestia, del senso di collettività e della necessità di riconoscere, con le parole dell’autore, “di vivere uno tra molti, coinvolti in un mondo che non rispecchia soltanto se stessi”.