RADICI DI COMUNITA’

Ennio Ripamonti (a cura di)
Editore: CSV Lombardia Sud

Conoscenze capaci di illuminare la progettazione

La scelta di CSV Lombardia Sud di avviare una «ricerca di comunità» nel pieno di un’emergenza pandemica caratterizzata da intense e prolungate misure di distanziamento fisico si rivela oggi tanto coraggiosa quanto lungimirante. L’impegno ad indagare come, in una vicenda così sconvolgente e straniante, si trasformano i bisogni o vengono alla luce nuove risorse è uno sforzo ben ricompensato, non solo perché consente di avere un quadro conoscitivo della realtà aggiornato e preciso ma anche, e soprattutto, perché illumina la strada delle progettazioni future.

Da sempre le epidemie esercitano sulle società colpite una forte pressione che porta alla luce le strutture nascoste, rivelando quali sono le priorità e i valori presenti in un dato contesto. Ogni società crea i propri punti deboli e le proprie forme di resistenza e studiarli significa comprendere a fondo le strutture sociali su cui si basa e si articola[1].

In questi due anni sono state condotte molte ricerche, soprattutto in ambito medico ed epidemiologico, com’è ovvio, ma anche in campo economico, educativo, sociale e psicologico. L’interesse peculiare della «ricerca di comunità» promossa da CSV Lombardia Sud risiede, a nostro parere, nella esplorazione di quelle dinamiche micro-sociali, su scala locale, che hanno contribuito a fare fronte all’impatto della pandemia; quell’insieme di servizi, interventi e competenze (osservazione, ascolto, supporto reciproco, mutuo-aiuto, auto-organizzazione, impegno e cooperazione) che ha consentito di fronteggiare un problema comune e mitigarne l’effetto patogeno.

Visti gli scopi dell’iniziativa e, in particolare, il desidero di andare oltre la lettura emergenziale dei problemi, provando ad analizzare con profondità e capillarità i fenomeni sociali che segnano la vita dei contesti locali, si è optato per una ricerca-intervento a orientamento partecipativo, un approccio che cerca di connettere azione e riflessione, teoria e pratica, al fine di trovare soluzioni ai problemi delle persone e, più in generale, di promuovere lo sviluppo degli individui e delle comunità[2]. All’interno di questa prospettiva il ruolo del ricercatore non si configura tanto come un esperto ma più come un enabler, ovvero colui che abilita un processo di conoscenza e costruisce le condizioni affinché possa essere realizzato.

Nel caso specifico l’équipe dei ricercatori era costituita da operatrici e operatori di CSV Lombardia Sud, ovvero di una struttura di servizi impegnata in prima persona, per sua stessa mission istituzionale, nello sviluppo locale del territorio. In virtù di questa posizione, di vicinanza e coinvolgimento diretto, possiamo dire che l’intera «ricerca di comunità» si configura come una strategia di promozione della cittadinanza attiva e di empowerment comunitario[3].

Alla luce di queste considerazioni la scelta dello strumento più adeguato a costruire il corpus di dati della ricerca è ricaduta sull’intervista semi-strutturata con piccoli gruppi e ispirata, con gli opportuni adattamenti, al Listening Post, una tecnica dialogica che permette ai partecipanti di riflettere sulle relazioni all’interno del tessuto sociale (reflective citizenship)[4]. L’esperienza dei Listening Post è basata sul concetto, mutuato dalla teoria dei sistemi, che in un gruppo di persone riunito per analizzare i meccanismi di funzionamento sociale tendono a manifestarsi processi di pensiero analoghi a quelli che si osservano nei loro contesti sociali di riferimento (ismorfismo). Attraverso l’esperienza dialogica i partecipanti possono accrescere la comprensione di ciò che sta accadendo nel tessuto sociale in cui vivono e agiscono.

Nel caso specifico si è deciso di coinvolgere cittadini attivi, impegnati con ruoli e funzioni significative in iniziative sociali su base comunitaria nelle diverse aree territoriali di competenza di CSV Lombardia Sud, che comprende le province di Cremona, Lodi, Mantova e Pavia. L’individuazione di questi attori significativi è avvenuta, in una prima fase, attraverso l’analisi dei 47 progetti finanziati da Regione Lombardia nell’ambito del Bando Volontariato 2020 e di altri 31 percorsi progettuali e collaborativi di una certa rilevanza.

Elemento comune di queste progettualità è stata la presenza di partenariati, con un numero più o meno elevato di organizzazioni (pubbliche e private) impegnate in una mission condivisa. Dopo questa mappatura si è provveduto a individuare un campione significativo di progetti sulla base di criteri di rappresentatività e significatività (territoriale, tematica, esperienziale). Dai 78 iniziali si è arrivati a individuarne 42.

Per ogni progetto è stata effettuata un’intervista semi strutturata con tre persone-referenti intorno a quattro domande-base:

  1. Perché avete deciso di impegnarvi? Quali sono i fenomeni che avete rilevato e che hanno portato a questo lavoro? Perché proprio in questo territorio? C’è stata un’occasione, un evento che ha fatto scattare il processo? Ci sono soggetti – persone/realtà associative – ‘forti’ che vi hanno portato ad affrontarlo? Sono arrivate istanze da parte di enti/Istituzioni? Ci sono state attivazioni ‘dal basso’?
  2. Com’è stato il processo di coinvolgimento degli altri attori? Come si è costruito il gruppo? Cosa ha funzionato? Ci sono state delle resistenze? Ci sono state ‘barriere ideologiche’ che hanno impedito una rete più ampia? Avreste voluto altri soggetti? Qualcuno è rimasto fuori? Perché? Non siete riusciti? Non erano interessati? Non c’è stato tempo? Siete pochi/troppi?
  3. Cosa sta funzionando nella rete? Come sta funzionando la rete nell’operatività? È efficace l’operatività rispetto alle intenzioni? L’intervento è sostenibile? Si produce valore aggiunto rispetto ad interventi singoli? Sono emerse aspettative altre che incontrano la realtà? Che riscontro avete avuto rispetto alla vostra percezione iniziale? Cosa pensate che possa restare sul territorio?
  4. Quali altre questioni sociali, in prospettiva, ritenete importanti/urgenti per il vostro territorio?

Ad integrazione delle informazioni raccolte attraverso le interviste semi-strutturate si è inoltre proposto un questionario online che mirava ad approfondire alcuni aspetti specifici quali: a) Il livello di collaborazione con gli Enti Pubblici; b) La partecipazione dei giovani (in particolare le modalità di aggancio e il livello di coinvolgimento); c) La presenza di soggetti ‘inediti’ (in particolare gruppi informali e aziende for profit); d) La visibilità del progetto (conoscenza dello stesso nel territorio e strumenti di comunicazione utilizzati e/o auspicati); e) La sostenibilità del progetto (presenza di finanziamenti, raccolta fondi e previsioni per il futuro); f) Gli effetti del distanziamento fisico. Nelle pagine che seguono ci sarà modo di entrare nel vivo delle informazioni raccolte, delle analisi sviluppate e degli apprendimenti prodotti dalle esperienze.

(Ennio Ripamonti, Milano, aprile, 2022)

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[1] Frank M. Snowden, Epidemics & Society. From the black death to the present, Yale University Press, 2019

[2] Peter Reason, Hilary Bradbury, Handbook of action research: participative inquiry and practice, Thousand Oaks, Calif.; SAGE, 2001

[3] Per meglio cogliere la complessità del concetto di community empowerment rimandiamo ai nove domini operativi proposti da Glen Laverack: partecipazione (tramite il coinvolgimento attivo, gli individui possono influenzare la propria vita e quella altrui); leadership condivisa da tutti i partecipanti; strutture organizzative larghe e inclusive; valutazione dei bisogni e dei problemi; mobilitazione delle risorse sia all’interno che all’esterno delle comunità; chiedersi il perché delle cause sociali, politiche o economiche che provocano il malessere o il benessere della comunità; legami con persone e organizzazioni; attori esterni che possono fungere da facilitatori, dare supporto o aumentare il livello di analisi critica; Gestione dei progetti con il controllo da parte di tutti gli attori coinvolti nelle decisioni. (Glen Laverack, Salute Pubblica: potere, empowerment e pratica professionale, Il Pensiero Scientifico, Roma, 2018)

[4] Giovanni Foresti, Antonio Samà, Listening Post, in Gian Piero Quaglino (a cura di), Formazione. I metodi, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2020