EDUCARSI ALLA COLLABORAZIONE

Ennio Ripamonti
Editore: Pedagogika

Un articolo che propone di mettere i processi collaborativi al centro di una riflessione di natura pedagogica e non solamente psicosociale. Com’è noto i gruppi umani sono spazi di interazione sociale che agiscono una certa influenza, più o meno marcata, sui comportamenti e i pensieri delle persone. D’altro canto il nostro bisogno di relazioni sociali è influenzato dal contesto e dalla cultura, cioè da quell’insieme di sistemi di mediazione che permette agli esseri umani di interagire tra loro e con l’ambiente. Nell’articolo si propone una tesi semplice e, nel contempo, impegnativa:  il poiccolo gruppo è la dimensione ideale per educarsi ed educare all’altruismo e alla collaborazione. I valori dominanti delle società contemporanee stanno trasformando profondamente l’idea di soggetto e le forme del legame sociale in una direzione di marcato individualismo, utilitarismo, consumismo e competitività, una tendenza che, non di rado, è osservabile nelle stesse esperienze di gruppo (a scuola, nel tempo libero, nello sport). Di contro sappiamo che fin da uno stadio precoce dell’ontogenesi i bambini si dimostrano altruisti e collaborano con gli altri con modalità che sono esclusive della specie umana. Gli uomini s’impegnano attivamente a insegnarsi le cose a vicenda, non solamente nel confine ristretto della propria famiglia. In questo senso l’insegnamento può quindi essere visto come una forma di altruismo, poiché si tratta di una interazione in cui si “regalano” conoscenze affinché gli altri possano farne uso.